Dismorfofobia: Un’immagine del corpo distorta
Scopriamo la dismorfofobia
Dismorfofobia: temi trattati
- Significato di dismorfofobia: Cos’è?
- Dismorfofobia, come uscirne e come guarire
- La necessità di accedere agli strati più profondi della psiche
- L’ansia dei difetti fisici su viso e parti del corso: le cause
- La diagnosi della Dismorfofobia
Significato di dismorfofobia: Cos’è?
Come si sa, l’etimologia di una parola ci aiuta a capirne il significato profondo.
Il termine dismorfofobia deriva dal greco antico dis – morphé = forma distorta e φόβος, phobos = timore.
Ma questo timore, in questo caso, non è una paura reale è una fobia, una paura angosciosa, per lo più immotivata, e quindi una vera e propria patologia, che si può ascrivere ai disturbi somatoformi.
Non mancano gli esempi letterari, come nel caso della celebre opera di Luigi Pirandello “Uno, nessuno, centomila” dove il protagonista Vitangelo Moscarda , ha un’esperienza dismorfofobica, quando la moglie, ingenuamente, gli fa notare che il suo naso pendeva leggermente verso destra:
“già mi figurai che tutti, […] dovessero accorgersi di quei difetti corporali e altro non notare in me. […] Per gli altri che guardano da fuori, le mie idee, i miei sentimenti hanno un naso. Il mio naso. […] Mi vidi. Ero io là, aggrondato, carico del mio stesso pensiero, con un viso molto disgustato […]”.
Chi ne soffre si preoccupa in modo esagerato della propria immagine, ha una visione distorta del proprio corpo e del proprio aspetto esteriore.
Il soggetto può essere angosciato globalmente dal suo fisico o solo da una parte di esso. Le preoccupazioni delle donne si focalizzano generalmente su: naso, labbra, seno, fianchi, cosce, capelli, incarnato, pelle, rughe, peso; quelle degli uomini su: naso, pene, testicoli, torace, addome e capelli.
Dal 5% al 33% i pazienti dei reparti di dermatologia e di chirurgia estetica sono persone che presentano un disturbo di dismorfismo corporeo. (Persichetti, Russo, Tambone, 2012)
Il senso di inadeguatezza, l’immagine distorta che hanno di sé, l’intolleranza anche del minimo difetto, il perfezionismo patologico, li portano a ricorrere con sempre maggior frequenza a trattamenti estetici, ormonali o di chirurgia plastica. Nei casi più gravi queste persone possono sviluppare comportamenti fobico-ossessivi, o gravi patologie della sfera alimentare come l’anoressia nervosa o la bulimia.
Insicurezza personale, bassa autostima, scarsa accettazione di sé e timore di essere rifiutati, ma anche un forte bisogno di approvazione ed ammirazione degli altri, stanno alla base di questo disturbo, che può causare livelli così alti di stress da portare all’isolamento sociale o quantomeno a marcate difficoltà nell’intessere serene relazioni sociali e gratificanti rapporti con l’altro sesso.
Ma tutto ciò può essere valutato ad un livello più profondo, è solo la punta di un iceberg che per 2/3 affonda nei mari delle prime esperienze di vita.
Dismorfofobia, come uscirne e come guarire
La necessità di accedere agli strati più profondi della psiche.
Se non possiamo cambiare il nostro passato, perché quelle esperienze arcaiche traumatiche rimangono celate nelle profondità abissali dell’inconscio, tuttavia possiamo cambiare noi stessi e riparare i danni che abbiamo passivamente subito nelle epoche remote dell’infanzia. Lo possiamo fare con l’aiuto di un’adeguata psicoterapia.
Indagare il rapporto corpo-mente è un’impresa complessa, poiché il corpo è spesso veicolo di messaggi profondi di natura psichica.
Nelle dismorfofobie e nei disturbi dell’alimentazione, ad esse associati, è importante contattare il messaggio in codice che il corpo ci invia.
Laddove la bocca tace, è il corpo che parla.
L’ansia dei difetti fisici su viso e parti del corso: le cause
Innanzitutto dobbiamo riferirci al concetto di Immagine del corpo (P. Schilder, F Dolto e L. Rigo e S. Rigo Uberto).
Dobbiamo precisare la differenza tra Schema corporeo e Immagine del corpo.
Lo Schema corporeo è la rappresentazione mentale del nostro corpo, la posizione, la sua estensione nello spazio, l’organizzazione delle sensazioni relative ad esso, l’organizzazione dei singoli segmenti corporei ai fini dell’azione nello spazio. Lo Schema corporeo è un fatto di realtà.
Invece l’Immagine del corpo è l’“immagine che di noi abbiamo nella nostra mente”, è quella rappresentazione affettiva e simbolica, quella memoria, per lo più inconscia, che trova origine dal nostro vissuto relazionale nelle prime fasi di vita.
“E’ la sintesi vivente delle nostre esperienze emozionali, vissute ripetitivamente attraverso le sensazioni (erogene elettive) antiche o recenti del nostro corpo e di quanto è stato elaborato negli scambi affettivi”. (F. Dolto “Immagine Inconscia del Corpo” ed Red , 1996,Como
Nella dismorfofobia l’immagine del corpo è deteriorata e deformata, così il paziente diventa il peggior giudice di se stesso.
Fortunatamente l’Immagine del corpo è un qualcosa di vivo che si può trasformare positivamente attraverso una benevola relazione affettiva che conduca a contattare i nuclei traumatici di carenze precoci.
Basta la luce di una candela ad illuminare una stanza e, così illuminati, i fantasmi perdono la loro dimensione terrifica.
Nelle dismorfofobie si manifesta un vero e proprio terrifico fantasma del corpo.
Come accendere una luce? Come contattare quelle memorie affettive inconsce?
Poiché l’immagine del corpo tende ad esprimersi in immagini, una terapia immaginativa del profondo come l’ITP di Leopoldo Rigo permette di ristrutturare quelle memorie.
L’Immagine del corpo, con le sue sfumature emozionali, tende a proiettarsi nei sogni, nelle imagerie, nei disegni; è qui che, nell’incontro terapeutico, riemergono, nel qui ed ora, le cicatrici del passato, è qui che riappare quel fantasma del corpo che crea tanta angoscia e pena, ed è qui che, nell’incontro empatico, che quelle lontane ferite possono lentamente trovar voce ed essere curate.
Laddove nell’infanzia vi è stata carenza di “sintonizzazione e rispecchiamento” (Stern) e di capacità di “reverie materna” (Bion), le positive esperienze relazionali all’interno del rapporto col terapeuta e lo sviluppo delle Imagerie, permettono l’attivazione, delle memorie sensoriali (il tatto, l’udito, l’olfatto, il gusto, la vista), la lettura simbolica del linguaggio del corpo e lo sviluppo delle capacità immaginative; in tal modo l’immagine del corpo si attiva e si sperimenta in modo diverso, ristrutturandosi.
La diagnosi della Dismorfofobia
L’Immagine del corpo è relazionale perché si costituisce nella comunicazione tra soggetti, si tratta di una comunicazione empatica con prevalente componente non verbale.
In un clima di benevolenza, di accettazione e di valorizzazione delle sue risorse e dei suoi talenti, il paziente conquisterà via, via, attraverso sensazioni di contatto e di affidamento, un maggior senso di unità e integrazione corporea e un’immagine del corpo più vitale e positiva.
Il lavoro terapeutico avrà contribuito a valorizzare la percezione di sé e ad incrementare il livello di autostima.
Il paziente scoprirà che non è il caso di fare come il poeta spadaccino Cyranò di Bergerac, celebre personaggio di E. Rostand, che si affliggeva per un difetto fisico, anche se vistoso, poiché un uomo è molto più di un naso.
Alla fine guadagnerà in considerazione ed apprezzamento di se stesso, ormai pronto e forte per affrontare le battaglie della vita.
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Psicologia e dismorfofobia A Feltre, Belluno e Padova
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