Diagnosi psicologica
La diagnosi in psicoterapia e psicologia clinica
Cos’è la diagnosi in psicologia? Che competenze diagnostiche deve avere lo psicologo?
Quando una persona si rivolge ad uno psicoterapeuta per una valutazione psicologica, solitamente ha in mente parametri che si riferiscono all’ambito medico. Qui il termine diagnosi trova il suo uso specifico. In questo ambito la diagnosi riconosce dei segni, che vengono presi come indizi per la valutazione della prognosi e del trattamento.
La diagnosi è “l’organizzazione critica di dati osservati ed evocati allo scopo di prendere una decisione” (Saraceni, Montesarchio,1988)
Quando una persona si rivolge ad uno psicoterapeuta, nell’ansia di capire e di dare un nome ai sintomi che prova e nell’urgenza di inserire in una precisa categoria il proprio disagio psicologico, arriva già con una diagnosi “fai da te”, formulata spesso tramite internet o il parere del proprio medico generico. È un comprensibile tentativo di controllare la situazione e liberarsi, così, dall’angoscia dell’ignoto. Spera in una prognosi favorevole, in un farmaco miracoloso o in un trattamento esterno di breve durata.
“Una delle malattie più diffuse è la diagnosi.” (Karl Kraus)
Ma formulare una psicodiagnosi è un complesso processo per ipotesi, che vanno via, via verificate e, se occorre, riviste e corrette.
Cosa c’è da sapere sulla diagnosi psicologica?
Se un medico può formulare un’ipotesi diagnostica in pochi minuti, per uno psicoterapeuta possono volerci anche 5 incontri, in cui si valuteranno non solo i sintomi, ma anche le parti sane, gli obiettivi e le risorse individuali.
La parola diagnosi deriva dal greco dia (attraverso) e gnosis (conoscenza).
In psicoterapia significa “conoscere attraverso” la complessità dell’animo umano, che è molto di più dei sintomi che manifesta. Una diagnosi psicologica non può essere un’etichetta che imprigiona, ma l’inizio di un percorso evolutivo che libera l’individuo da parti disfunzionali di sè.
Per poter arrivare a una diagnosi, lo psicologo ha bisogno di valutare diversi elementi tecnici e di tener conto del contesto e delle finalità per cui viene formulata.
Metodi e strumenti per la diagnosi in psicologia clinica
La valutazione psicodiagnostica ricopre molteplici ambiti:
- l’ambito clinico e psicopatologico (età evolutiva ed età adulta)
- l’ambito neuropsicologico (funzionamento cognitivo e neuropsichico)
- l’ambito giuridico-forense,
- l’ambito della psicologia del lavoro
- l’ambito scolastico (Disturbi Specifici dell’Apprendimento DSA)
A seconda dei vari ambiti in psicodiagnostica si utilizzano una vasta gamma di strumenti self-report, interviste semi-strutturate, batterie testiche psicologiche (es. neuropsicologiche, proiettive, test di intelligenza, etc.), inventari di personalità e anche tecniche di osservazione.
Le linee guida per la diagnosi psicologica
La psicoterapia si riferisce all’ambito clinico e psicopatologico. Qui vengono utilizzati:
- test di personalità che valutano i tratti della personalità del soggetto (inventari autografici; questionari di personalità come l’ MMPI Minnesota Multiphasic Personality Inventory )
- test proiettivi: Il test di Rorschach; il Test di Appercezione Tematica (T.A.T.) di Murray
- colloqui clinici.
Attraverso di essi il professionista potrà formulare una prima ipotesi di diagnosi, che consentirà al paziente di essere più consapevole del proprio disagio e di motivarsi a intraprendere una terapia che gli permetta di raggiungere un maggior equilibrio psicofisico e una maggiore serenità interiore.
Come si può capire i test, in questo ambito, sono solamente orientativi ai fini di una psicoterapia che si basa principalmente sull’ascolto particolare di quel particolare paziente ed essa deve attagliarsi il più possibile alla sua specifica personalità, come un buon abito viene costruito su misura da un bravo sarto.
I test e i colloqui preliminari sono solo un punto di partenza e non un punto di arrivo nel percorso di conoscenza di sé; è quindi importante ricordare che ogni aspetto che può emergere dall’esito di un test va visto in relazione alla propria storia di vita e al progetto di terapia concordato con il terapeuta.
È importante capire che la diagnosi può essere utile ai professionisti per parlare un linguaggio comune, ma non deve essere il punto centrale, né tantomeno un’etichetta o uno stigma per la persona, che dovrà, invece, lavorare serenamente su di sé, senza fissarsi sulla diagnosi. È già un ottimo inizio che si sia resa conto che qualcosa non andava nella sua vita.
Diagnosi Psicologica: Quando e come interviene lo psicologo?
La diagnosi è un riferimento, ma non delimita in tutto la complessità di un essere.
È soprattutto il lavoro psicoterapeutico che serve per conoscere e approfondre la valenza e la profondità di sintomi e ipotesi. La valutazione psicodiagnostica va sempre inserita in un contesto di conoscenza di se stessi più ampio ed articolato.
Un bravo psicoterapeuta saprà certamente aiutare il suo paziente a mettere insieme un profilo che gli spiegherà meglio il suo funzionamento interiore e gli permetterà di ripartire, traendo il massimo profitto dalla sua crisi.
Una buona psicoterapia gli permetterà di conoscere le parti funzionali e le parti disfunzionali di sé, di possederle e di trasformarle nell’ottica di una maggiore armonia interiore e dello sviluppo del proprio potenziale umano.
“Dentro è di muri inestricabil cinto
che mille torce in sé confusi giri,
ma in breve foglio io ve’ darò distinto,
sì che nessun error fio che v’aggiri.
Siede nel mezzo un giardin del labirinto
che par che da ogni fronde amore spiri;
quivi in grembo a la verde erba novella
giacerà il cavaliere e la donzella”.
(Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata, canto XIV, 76)
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