L’importanza delle terapie immaginative per una psicologia dell’uomo sano
Le caratteristiche della terapia immaginativa
L’importanza delle terapie immaginative per una psicologia dell’uomo sano
La caratteristica della terapia immaginativa è il lavoro con le immagini oniriche: sia le immagini spontanee prodotte nel sonno, che quelle volontarie prodotte in uno stato di veglia.
Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna solo di notte. (Edgar Allan Poe)
Fin dai tempi più remoti i sogni, sia quelli che apparivano durante il sonno, sia quelli frutto dell’immaginazione diurna, hanno costituito una porta d’accesso importante per l’esplorazione del proprio sé più autentico, indicatore di realizzazione personale, di guarigione armonica e di evoluzione futura.
Sembra dunque assodato che fin dall’antichità fosse evidente che le immagini e le visioni dell’inconscio avessero un valore simbolico importante anche nella realtà vissuta con l’esperienza ordinaria.
Le sue origini si perdono nel tempo, la praticavano gli Egizi nei loro templi, i Greci nel culto di Asklepios, ma anche i Sioux, indiani delle Pianure, e molti altri popoli dell’antichità più remota e più recente.
Ma perché utilizzare le immagini oniriche in psicoterapia? Perché non avvalersi del solo colloquio?
Questi sogni ad occhi aperti o “reve eveillé”, che avvengono in uno stato di veglia attenuata, ottenuta attraverso il rilassamento, sono interessanti da un punto di vista psicologico per le sensazioni e gli effetti che suscitano.
Non solo le immagini hanno un particolare carattere di realtà, ma ogni immagine ha anche in sé un impulso motore e suscita emozioni e condizioni fisiche che le corrispondono.
A riprova di ciò, provate ad immaginare un limone, tagliatelo, spremetene il succo acido, immaginate di berlo. Cosa accade nella vostra bocca? Come mutano le vostre condizioni fisiche?
L’immagine, inoltre, è più vicina all’emozione della parola.
La parola può nascondere una resistenza ed essere quindi uno schermo, l’immagine è più diretta, più vicina al sensoriale.
Ovviamente, quando si parla di immagini, non si parla solo di immagini visive, ma di immagini sensoriali (uditive, gustative, olfattive, tattili e cenestesiche). Le immagini possono dare l’accesso a problematiche che risalgono ad epoche preverbali, a traumi o carenze ascrivibili alle prime fasi di vita e registrate nelle tracce mnestiche dell’adulto. Possono quindi essere la chiave per ristrutturare nel profondo aspetti carenziali che producono angosce senza nome o attacchi di panico.
Lo specifico della terapia immaginativa è di modificare lo stato psicofisico ed emotivo, di curare il disagio psicologico attraverso l’atto immaginativo e di promuovere l’autorealizzazione.
Il grande Maslow che mise le basi per una “psicologia dell’essere”, dopo aver indagato gli aspetti più elevati della natura umana, scoprì che, se esiste un modo di essere-nel-mondo nevrotico, radicato nella mancanza, ne esiste anche un altro, basato sulla pienezza esistenziale e sull’autorealizzazione.
Anche Jung, Assagioli e Rigo misero l’accento su un percorso umano che portasse alla piena realizzazione del Sé.
La terapia immaginativa dialogata dell’ITP di Leopoldo Rigo accompagna per mano il cliente dagli scantinati infernali della psiche, situati in un inconscio inferiore abitato da carenze e conflitti, alla presa di coscienza dell’io, fino alle vette paradisiache degli stati luce nell’inconscio superiore, alla conquista della pienezza dell’essere e dell’autorealizzazione.
L’immagine ha una valenza simbolica ed il simbolo, è noto, è un grande catalizzatore di energia. L’immagine ha un forte potere e, per dirla con Alfred de Musset:
“L’immaginazione a volte dispiega ali grandi come il cielo in un carcere grande come una mano”.
L’immaginazione è una seconda “via regia” nell’esplorazione dell’inconscio. Nell’inconscio sono celate le nostre prigioni interiori e i nostri orizzonti di libertà.
Alfred Korzybski ci dice che l’essere umano è una «classe semantica della vita», in quanto crea mappe neuro-linguistiche in cui inserisce in una «classe» ogni evento della sua esperienza di vita.
Queste mappe neuro linguistiche sono per la maggior parte inconsce e, se rimangono tali, ci mantengono nella prigione di reazioni stimolo – risposta.
La terapia immaginativa lavora con le immagini mentali, con i simboli in un continuo dialogo empatico tra cliente e terapeuta.
Nella fase ristrutturante ci si occupa di mappe neuro linguistiche disfunzionali dovute a carenze precoci, insorte in una fase preverbale, in cui il codice linguistico era eminentemente sensoriale; nella fase conflittuale ci si occupa dei conflitti tra le istanze psichiche; e, per finire, nella fase archetipica della costruzione di mappe neuro linguistiche funzionali alla realizzazione del Sé.
L’esperienza terapeutica dimostra che l’immaginario, da bloccato o rigido nelle prime fasi, diventa più libero, sciolto e creativo man mano che il processo di crescita personale va realizzandosi.
Come si può notare, se, in un primo tempo, il focus dell’attenzione è rivolto al passato in una logica di causa–effetto, man mano che si procede il focus sarà il futuro e i regni del possibile, per gettare i semi della crescita personale e della scoperta del proprio scopo nella vita, della propria chiamata interiore, in una visione di interconnessione di sé con l’universo che ci circonda.
Da una posizione di dipendenza si passerà poi ad una di indipendenza, per arrivare infine all’interdipendenza, cioè al sentirsi parte di un tutto e al sentirsi persone in grado di fare la propria parte.
Concludo questo breve excursus con un pensiero di Charles Baudelaire
“L’immaginazione è la regina del vero, e il possibile è una delle province della verità”.
Auguro buon lavoro a chi vorrà intraprendere questo viaggio nel mistero dei propri paesaggi interiori.
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Devo ammettere che ho trovato questo articolo ricco di spunti e di professionalità. Complimenti
Grazie, Mario, di avermi lasciato un feed back positivo su di uno scritto che è frutto del mio cammino di continua scoperta sulle fantastiche potenzialità terapeutiche dell’universo immaginativo.
Articolo molto interessante che apre nuove porte e nuove possibilità di crescita interiore. Grazie
Graziella
Cara Graziella, hai centrato nel segno. Concordo con Patrick Snow nell’affermare che “Solo coloro che possono vedere l’invisibile, possono compiere l’impossibile!” Grazie.
Bellissimo ed interessante articolo. Una professionista seria e preparata.
Grazie, Mattia, del lusinghiero commento. Credo fermamente che l’immaginazione sia una grande risorsa di crescita personale. Ci permette di uscire dai condizionamenti di un percorso tracciato dall’abitudine verso orizzonti di progettualità in cui possiamo essere sempre più liberi e sempre più intimamente noi stessi.. Tu cosa ne pensi?
Grazie molto interessante!
Bellissimo articolo, complimenti! Io sogno ad occhi aperti da 15 anni, da quando mi sono ammalata di cancro e continuo a sognare facendo progetti che, anche se non si realizzano, mantengono viva la speranza. Guai smettere di sognare!!!
Rita Palumbo
Si, Rita, hai perfettamente ragione, è importante continuare a sognare e tenere viva la speranza, è importante mantenersi nella pienezza dell’essere, attraverso l’uso cosciente delle immagini mentali, siano esse le immagini che sorgono attraverso i colori di una nostra performance pittorica, oppure quelle suggerite dalla metafora o dalle sonorità di una poesia, o le immagini evocate dall’ascolto di un coinvolgente brano musicale. L’ immagine ha in sé un potere generativo e trasformativo, è un ponte tra il somatico e lo psichico. I più recenti studi nel campo delle neuroscienze evidenziano come attraverso il rilassamento e cicli di terapia immaginativa si attivino aree cerebrali che permettono di affrontare meglio le avversità della vita e lo stress.
Ti ringrazio, Gemma, per il tuo commento.
Grazie, Gemma, spero che il tuo interesse possa crescere ulteriormente seguendo questo blog.
Interessante approccio, complimenti!
Grazie di aver apprezzato questo mio articolo sulle Terapie Immaginative, uno studio che ho approfondito da decenni con grande passione.
Mi sono molto interessata all’articolo. Un approccio nuovo e accattivante che apre nuove possibilità di curare l’anima, di allontanare il disagio. Grazie!
Agli inizi del ‘900 Ribot scrisse uno dei primi saggi sul l’immaginazione e sul principio ideomotore, in esso affermava che ogni immagine ha in sé un impulso motore e che le immagini mentali tendono a suscitare emozioni e condizioni fisiche ad esse corrispondenti. Si può perciò capire la grande valenza terapeutica di una attività immaginativa guidata. Da allora le terapie immaginative hanno fatto una lunga strada. Non sono un nuovo approccio, ma un approccio forse poco conosciuto e nuovo ai più. Grazie del tuo interesse.
Le tecniche della dottoressa Marinello forniscono strumenti fondamentali per imparare a riconoscere ed integrare i nostri aspetti più profondi. Grazie
Cara Silvana, gli aspetti più profondi della nostra vita psichica sono spesso celati e affondano nelle profondità delle primissime esperienze infantili, fatte di immagini sensoriali più che di parole. Quando parliamo di immagini mentali, non parliamo solo di immagini visive, ma anche olfattive, gustative, tattili, uditive, cinestetiche e cenestesiche. Attraverso l’attivazione di questo immaginario sensoriale, la terapia con ‘ITP di Leopoldo Rigo va a ristrutturare le carenze precoci oltre che intervenire sui conflitti tra istanze psichiche. Grazie del tuo commento.
Articolo chiaro ed esaustivo sicuramente interessante anche per i non addetti ai lavori
Ho letto con attenzione l’articolo e l’ho trovato molto interessante, anche se non sono esperta nel settore.
Rispondo a Jose’ e a Marisa ringraziandole per il feedback positivo. È importante per me sapere di essere stata chiara e di avere suscitato interesse e curiosità nei confronti delle terapie immaginative.
Curare attraverso l’immaginario è un atto artistico; dove c’è arte c’è verità, dove c’è verità c’è amore, dove c’è amore c’è la possibilità di guarigione.
Cara Adriana, cogli perfettamente nel segno. Un immaginario impoverito o stereotipato è sicuramente indice di malattia, di disagio, in altre parole, in altre parole segnala un allontanamento dalle radici più profonde dell’essere. Il nostro sé più profondo esige l’interconnessione con gli altri e con l’universo. Possiamo sintetizzare questo sentirsi parte di un qualcosa che ci trascende con la parola amore. Realizzare ciò è un viaggio che inizia con la scoperta delle nostre parti più segrete e vulnerabili e continua attraverso la scoperta del “tu”. Solo in un dialogo creativo tra un “ io” e un “tu” l’immaginario si sblocca e può intuire le verità più profonde del nostro essere nel mondo.
cara marilena
Grazie per aver creduto in questa chiamata come psicoterapeuta ed aver investito tanta cura ,premura convinzione fiducia e professionalita e quanta gentilezza ed amore esprimi .
Sono molto molto fortunate le persone che ti contatteranno, perche il tuo intento oltre ad essere competente proviene dal cuore e quindi e una grande benedizione.
Ho avuto il piacere e la fortuna di provare una “tua seduta” e subito hai fatto centro, mi hai riportato nel lavoro necessario ad oggi. ….. e durante la giornata alle volte mi ritornano le tue parole…..l attenzione al corpo , al cercare di stare dentro al corpo… e non scappare fuori….si e proprio vero…
Grazie marilena , con affetto clo.