Come superare la timidezza
Come superare la timidezza in pubblico?
Timido. “Il bocciolo di rosa di cui ci si chiede cosa diventerà”.
Al XXXII Congresso Nazionale dell’Istituto di Psicosintesi, svoltosi quest’anno a Portonovo di Ancona, dal tema “Roberto Assagioli e il potenziale umano”, mi ha favorevolmente colpito l’intervento di Patrizia Bonacina dal titolo “Timido…Timida? Parliamone”.
Si arrossisce, si balbetta, il cuore batte forte ed il corpo è percorso da un tremito; queste le più comuni manifestazioni fisiche che accompagnano questo stato d’animo.
Ci si sente a disagio in posti nuovi o in situazioni che non sono abituali o familiari.
Sono molte le persone che soffrono o hanno sofferto a causa della timidezza, forse anche tu che stai leggendo.
Non è facile gestirla.
Come gestire la timidezza?
Il timido è, secondo la bella immagine della Bonacina, un “pescatore che continua a cucire le sue reti ma non le butta mai in mare”. Preferisce stare con se stesso al sicuro piuttosto che affrontare il mondo esterno. Dà anche le spalle al mare, perché l’unico compito che riesce a darsi è quello di star fermo e di arrovellarsi dentro di sé.
Ciò può rovinare la vita e c’è il pericolo che si chiuda in casa e smetta di frequentare amici, conoscenti, spazi sociali e finisca per essere preda di una vera e propria “fobia sociale “.
“Il timido è qualcuno che ha una porta chiusa, bloccata, ma dalla fessura esce una luce, una luce bellissima”
Quanta fatica per aprire quella porta che rimane serrata, forse per timore di non essere in grado di reggere a tanta luce.
Il lavoro terapeutico con le persone timide, introverse o con fobia sociale consiste nell’aiutarle a non temere di scoprire il tesoro segreto che c’è in loro, aiutarle a non aver paura di essere inondate da quella luce.
Che cos’è la timidezza?
Per la Bonacina “La timidezza è un meccanismo di difesa contro il pericolo di venire respinti nell’incontro, di venir svalutati dal rifiuto”.
“E’ come un colibrì che ha paura del fiore. Vibra, sta sempre indietro, anziché baciarlo”.
Nel dizionario dei sinonimi e contrari Treccani possiamo vedere come il termine timido derivi dal latino timĭdus, e dal verbo timēre ”temere”.
Sono riportati molti sinonimi, alcuni non pertinenti, ad esempio, secondo la relatrice, al timido, la parola “pauroso” non si attaglia, perché la sua paura è solo momentanea, infatti, in caso di necessità, egli sa dimostrarsi coraggioso negli atti e nelle scelte, può buttarsi nella lotta, mentre, solo poco prima, era chiuso in se stesso.
Il timido non è un “vile “; non rifugge dalle proprie responsabilità, non è un vigliacco.
Il timido non è nemmeno un “ fifone”.
Quanti sbruffoni, ahimè, abbiamo visto spaventarsi per un nonnulla!
La vera energia del timido è la sua segreta energia interiore, un mondo di capacità e talenti che possono rimanere latenti e inespressi, ma che, se egli trova la forza di esprimerli, producono meraviglie.
Non dobbiamo stupirci che molti personaggi famosi della filosofia, della letteratura, dell’arte e della storia siano stati dei timidi.
Cause della timidezza
Aiutare a capire e gestire la timidezza è un compito terapeutico molto importante.
L’estroversione non è garanzia per avere successo nella vita, anzi la storia consacra molti grandi introversi, che hanno saputo trovare in se stessi soluzioni, intuizioni e creatività.
Vi farò solo un breve elenco di timidi e introversi che hanno avuto un ruolo di grande rilievo per l’intera umanità.
Ricordiamo: Emanuel Kant, Friedrich Nietsche, Giacomo Leopardi, Albert Einstein, Neil Armstrong, e qui l’elenco potrebbe continuare, per terminare, ad esempio, con i contemporanei Mark Zuckerberg e Bill Gates.
Silenziosamente, zitti, zitti, i timidi e gli introversi cambiano il mondo, come appare evidente dal famoso bestseller di Susan Cain “Quiet”.
Può apparire paradossale che nell’epoca della grande piazza virtuale di Internet, dei social network e dei reality show, siano proprio gli introversi ad incidere più profondamente e creativamente nel divenire della nostra società.
Al suo interno il timido ha un’incredibile varietà di possibilità, un ricco mondo emotivo, segreti spazi di creatività e di gioco, di cui sottovaluta il valore, pensa che gli altri non possano capire queste parti, che non vede negli altri, e così crede che non siano belle e si vergogna di esse.
“La timidezza è quella cosa che ti fa vergognare della parte più bella che sei”.
Il timido ha paura dell’incontro e si difende temendo di venire respinto, di venir svalutato o rifiutato.
L’età in cui la timidezza si fa maggiormente sentire è l’adolescenza.
In questa fase dello sviluppo è fortissimo il timore di essere rifiutati, di non venire accolti dal gruppo. L’adolescente non si propone perché ha paura di essere respinto e si nasconde dietro uno smartphone nella sua bolla di sicurezza personale.
Pensiamo, poi, ai bambini timidi, quelli goffi, quelli da cui non ci aspettiamo nulla e che, a uno sguardo più attento, ci rendiamo conto, che, silenziosamente, senza farsi notare, notano tutto senza farsene accorgere.
“I timidi notano molte cose, ma sono molto bravi a non farsene accorgere.”
(Toni Servillo)
È compito non solo psicoterapeutico, ma anche educativo aiutare le giovani generazioni a rimuovere quei blocchi che ostacolano lo sviluppo armonico delle loro personalità.
Rammentiamoci della storiella delle due giare, per capire come dalle ferite, dalle crepe e dalle imperfezioni possano nascere meraviglie.
“Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua.
L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io!”.Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”.“Abbiamo tutte le possibilità latenti, infinitamente maggiori, superiori di quanto crediamo. Dipende da noi dalla nostra decisione l’attuarle”. ( R. Assagioli)
Ricordiamo sempre che le capacità appassiscono sotto la critica e fioriscono con l’incoraggiamento.
Sarà compito del terapeuta fare da specchio, per evidenziare quelle qualità, quelle virtù, quelle potenzialità, non ancora pienamente sviluppate, che permetteranno atti volitivi sempre più efficaci verso il mondo esterno.
Finalmente chi soffre di timidezza potrà girarsi a guardare il mare e gettare le reti.
Questo dovrà essere il leitmotiv di un percorso condiviso con le persone timide e introverse, perché possano scoprire in sé uno spazio di ascolto, di accettazione benevola e di valorizzazione della propria bellezza interiore.
Quindi, se soffri di timidezza e questo ti crea disagio, non disperare, man mano che lavorerai su te stesso, diventando spettatore benevolo dei tuoi timori, le persone e i luoghi ti sembreranno più familiari e questo molesto sentire lentamente si potrà attenuare fino a sparire.
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